CIRCOLARE - RELAZIONE SUGLI ESERCIZI DELLE OCR - "DOMUS PACIS" - KICUKIRO - dal 6 al 10 agosto 2018 - Rwanda

RELAZIONE SUGLI ESERCIZI DELLE O.C.R.
“Domus Pacis” – Kicukiro, dal 6 al 10 agosto 2018
RWANDA  
 

Il 6 agosto 2018, festa della Trasfigurazione del Signore, le Oblate di Cristo Re del Rwanda hanno incominciato i loro Esercizi annuali sul tema del Voto di Povertà, che chiudeva un percorso di tre anni sui Consigli evangelici, proposto dall’Istituto a tutte le Oblate di Cristo Re, per approfondire e rinnovare lo spirito della loro vocazione.
 

Gli Esercizi, predicati da don Charles Hakizimana, si sono svolti in un buon clima di silenzio, di preghiera profonda, di confessione e accompagnamento. 

Sono incominciati con una riflessione su che cosa sono gli Esercizi. In poche parole, si tratta di ritirarsi dal mondo per restare con Gesù. È Lui che ci convoca per parlarci cuore a cuore. Ci si ritira dal rumore esteriore e interiore per disporci all’ascolto del Signore che si rivolge a noi attraverso la sua Parola, le meditazioni e la nostra coscienza. Gli Esercizi devono immergerci nel mistero pasquale di morte e risurrezione di Cristo attraverso la Messa e tutti i Sacramenti, facendo memoria del nostro Battesimo.
 

Il voto di povertà - come del resto gli altri Consigli evangelici - lo abbracciamo alla sequela e sull’esempio di Gesù, il primo Consacrato del Padre e il povero per eccellenza. Lui che si è spogliato per dipendere totalmente da suo Padre e per arricchirci
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della sua povertà, come nostro modello ci insegna come vivere la povertà e gli altri consigli evangelici, abbracciando il cammino delle beatitudini. D’altronde, questi consigli sono legati tra di loro: chi è casto è anche obbediente e anche povero. Cristo è povero, perché ha accettato di dipendere interamente da suo Padre, di rimettergli tutto, tutta la sua libertà. Caratteristica della povertà è la libertà. Il povero è libero da ogni attaccamento di pensiero, di possesso… per non avere che il pensiero di Cristo.
 

La povertà non è la miseria; la persona consacrata deve lottare contro la miseria con tutte le sue forze ed arricchirsi dell’evangelizzazione e dell’assistenza alle persone nel bisogno. Compito della persona consacrata è di avvicinare il mondo a Dio. Secondo le nostre Costituzioni, la povertà comporta una nozione di sobrietà che consiste nell’utilizzare i propri beni secondo la loro giusta destinazione, con rispetto, donando a ogni cosa il suo giusto valore, aiutando tutti a crescere e a realizzarsi. La povertà è allora un segno e un mezzo per attirare gli uomini a Dio. Per approfondire questa realtà, abbiamo meditato le Beatitudini e abbiamo cercato di elencare le miserie disseminate nella nostra vita e tutte le miserie che vediamo intorno a noi.
 

Come Cristo, siamo chiamate ad avere un amore preferenziale per i poveri, che sono la carne concreta di Cristo. Restando Marie, dobbiamo essere Marte che si spendono per migliorare le condizioni di vita di coloro che ci circondano; dobbiamo fecondare il mondo con l’amore di Cristo e della Chiesa, e portare tutti i problemi sociali all’altare di Dio. Quando Dio agisce, si rivolge ai poveri. Lo stesso Figlio di Dio si è annientato per raggiungere i poveri con la sua misericordia. 
  Durante gli Esercizi, abbiamo toccato l’aspetto della povertà di Gesù, che si è spogliato per arricchirci della sua povertà. Era povero alla sua nascita, alla presentazione al Tempio, durante la sua vita nascosta, durante la vita apostolica, nella sua morte. Questa povertà meditata e sposata, ci aiuta a vivere bene la nostra missione. 
 

La povertà è sorgente di gioia. Effettivamente, i poveri sono capaci di rallegrarsi della gioia dei santi che viene dalla croce, della gioia degli amici di Dio. Lui ha aderito completamente alla volontà di Dio, invitando noi consacrate a rinnovare il nostro dono totale per la salvezza del mondo; abbandono compiuto con gioia.

 Il Vangelo ci presenta delle persone che hanno abbracciato la povertà evangelica: Maria, Elisabetta, i pastori, Simeone, Anna. Tutti manifestano la gioia derivante dalla povertà scelta per Dio e l’esultanza che l’accompagna, perché permette di vivere senza preoccupazione.

 Abbiamo meditato anche sulla povertà apostolica. Prima di tutto bisogna lasciarsi evangelizzare da Gesù, perché non si può portare agli altri ciò che non si ha. Così si arriva ad essere una cosa sola con Gesù e a lasciarsi mangiare come lui dagli altri, per dar loro la vita. La missione esige di non perdere tempo e di conservare la pace di Dio e la stabilità. I poveri sono la nostra priorità come sono la priorità di Dio, che li destina ad essere gli eredi del suo regno. Così, abbracciando la povertà, realizziamo la nostra vocazione, cioè mostriamo cosa sarà la vita eterna che ci attende, vivendola in anticipo.
 

Gli Esercizi si sono conclusi con la condivisione di ciò che ci aveva colpite e con i propositi fatti per progredire nella vita
 spirituale. In generale, sono stati rilevati e condivisi dalla maggior parte di noi, i seguenti punti: 

  • l’amore di Gesù si rivolge verso i poveri e i piccoli; 
  • la povertà materiale è un mezzo concreto per vivere la povertà evangelica; 
  • fare attenzione alle miserie che ci abitano e prendere dei provvedimenti per migliorarsi, ci aiuta ad essere concrete e anche per fare una buona confessione; 
  • saper rinunciare alle comodità, alle proprie abitudini, al proprio punto di vista ecc.; 
  • conoscere la differenza tra povertà e miseria: guardare a Gesù che l’ha vissuta per la gloria del Padre; 
  • essere libere per il servizio del prossimo; 
  • la gioia dei poveri è fondata sulla croce di Gesù; 
  • la preghiera del povero è gratuita, senza condizioni;
  • il povero non si preoccupa, perché rimette tutto a Dio; 
  • pregare alla maniera di un povero, cioè con fiducia; 
  • verificare se progredisco nel guarire dalle mie miserie; 
  • la povertà apostolica: essere disponibile per qualsiasi missione ci venga affidata e aver fiducia in Dio che ci chiama, senza pensare di non potercela fare (mancanza di tempo, incapacità ecc.); 
  • la povertà è la porta della felicità.

Le oblate esterne hanno condiviso con le oblate di comunità come loro vivono nel mondo questo aspetto del carisma dell’Istituto attraverso il lavoro, la vita di famiglia, nel quartiere; come affrontano le difficoltà, appoggiandosi sulla fedeltà di Cristo Sposo. 
 
 Rendiamo grazie a Dio per questo meraviglioso tempo di rinnovamento e di recupero; ringraziamo anche don Charles che ci ha accompagnate e aiutate, e così pure quelle sorelle del Centro che sono state continuamente al nostro servizio con generosità e amore. 

Preparato da Eugénie Musabyeyezu

OCR di Kigali