CIRCOLARE - IL VESCOVO PIETRO SANTORO ALLE OBLATE

Carissime Oblate,

la vostra consacrazione è, e deve essere, la memoria di un dono impossibile che voi non avete conquistato con le vostre forze. Dovete vigilare su questa memoria custodendola, nell’attesa che il meglio deve ancora venire. La memoria non è una polvere che si sedimenta, ma impregna tutto il vostro quotidiano in un desiderio bruciante di vedere il volto dell’amato nell’eterno presente di ogni volto che incontrate, innanzitutto nel volto della vostra Famiglia Spirituale. 

A Cristo non puoi dare un volto ripetitivo. 

Voi come consacrate siete le donne del desiderio, perché quello che è accaduto nella vostra vita e che voi dovete re-impastare nella memoria, non è accaduto solo perché l’avete scelto. In realtà un’impossibilità umana è diventata possibilità spirituale straordinaria perché Dio l’ha voluto, perché Dio è entrato nella vostra vita.  Noi come credenti siamo le persone dei memoriali, siamo persone del “fate questo in memoria di me”. Nell’Eucaristia Cristo, nato da  
donna, diventa presenza reale davanti a noi e tra di noi. Cristo torna ad avere la realtà che ebbe allora. Il memoriale è una presenza reale di Cristo che è stato e continua ad essere, che si realizza in un istante del tempo e che contemporaneamente riempie il tempo stesso. Quando facciamo memoriale non è un ritorno al passato ma una presenza reale di carne e di sangue che ogni giorno viene offerta.  L’incontro con lo Sposo avviene dentro di voi ogni giorno nell’Eucaristia? Attente, perché se non avviene, se non si desidera incontrare lo sposo carnalmente nell’Eucaristia, Cristo rischia di diventare un’idea. Ogni giorno viene offerta questa presenza, come una possibilità nel presente e anticipo di salvezza per il futuro. La vostra consacrazione è, e deve essere, tutta un memoriale, è realtà eucaristica quotidiana perché ogni giorno è offerta a Cristo e alla Chiesa nell’Eucaristia. La formazione non è fatta solo di nozioni che mettiamo in testa, la vera formazione accade sempre in un rinnovato incontro di passione con l’amato, e questo è l’Eucaristia. Se non capiamo questo, rischiamo di diventare buddhisti con verniciature cristiane.

Dio si fa uomo. 

L’uomo ha bisogno di Dio per essere uomo. Come risposta, Dio si è fatto uomo e si è coinvolto con l’uomo come compagno reale di cammino. Vuole solo una scelta: accettarlo o non accettarlo. Accettare o non accettare di essere accompagnati. Voi con la consacrazione non soltanto avete scelto di essere accompagnate da Lui ma avete messo il vostro cuore nel suo cuore, le vostre mani nelle sue mani. Ci possono essere varie ragioni per non accettare questa compagnia: l’esperienza del dolore, della solitudine, l’esperienza del nulla che presto o tardi colpisce tutti, e chi non l’ha vissuta non sa che profondità spirituale possa avere. Anche Madre Teresa di Calcutta per lungo tempo ha avuto l’esperienza del nulla, ha persino dubitato dell’esistenza di Dio. Tanti grandi mistici hanno vissuto l’esperienza del nulla che ha fatto dire a Montale in una sua stupenda poesia: “Il nulla dietro di me, il vuoto alle mie spalle e io rimango zitto tra la mia gente che si volta con il mio segreto”. 

Come si reinventa la consacrazione

Uso un’espressione ardita: voi dovete permettere a Dio di essere Dio, permettere a Dio di essere il vostro Sposo. Questa espressione la diceva un teologo polacco commentando le poesie di Giovanni Paolo II: Dio per essere riconosciuto come Dio in qualche modo aspetta una mia scelta; Dio per essere riconosciuto quotidianamente come Sposo attende quotidianamente una mia scelta. Capite che cosa grande è avvenuta nella vostra vita attraverso la consacrazione? Una volta fatta la scelta si entra dentro una vertigine di Dio che si fa bisognoso di noi per rendere la realtà pienamente umana, per far entrare la sua verità dentro la storia. Stateci dentro questa vertigine! Perché altrimenti tante storie che ci diciamo diventano delle lezioncine da applicare. Reinventate tutto questo dentro la vertigine della vostra consacrazione. 

Cristo nostro compagno di vita.

Sapete qual è il dramma oggi di tanto cristianesimo? Si cita Cristo ma non si vede in Cristo la possibilità di una vita vissuta diversamente con Lui, realizzata diversamente. Se togliamo Cristo togliamo la possibilità di un vissuto reinventato e rigenerato continuamente: “Hanno tolto Cristo, hanno abbandonato Dio, non per altri dei, ma per nessun dio” (Thomas Eliot), hanno dimenticato tutti gli dei tranne l’usura, cioè il denaro, la lussuria e il potere. Quando si accetta Cristo come compagno nostro, noi facciamo entrare nella nostra vita la dignità, la libertà, la tensione all’infinito, perché l’infinito è già dentro di noi. Vorrei darvi un consiglio, che forse vi costerà fatica, perché oggi noi non possiamo fare a meno del rumore: ogni giorno, se non riuscite ogni giorno fatelo spesso, datevi un momento di silenzio, un silenzio abitato. All’orecchio del cuore arriva certamente una parola che il rumore probabilmente ha coperto.  “Il tempo è di Dio, non nostro, noi lo abitiamo, non ne disponiamo perché ci sfugge ogni volta che proviamo ad afferrarlo. L’impressione è che stiamo perdendo questo senso del tempo come territorio su cui vivere e non come oggetto da possedere” (Elena Loewenthal).  Distaccandoci dal tempo impoveriamo anche le relazioni con gli altri, rendendole relazioni funzionali alle cose da fare. Attraverso di voi, che avete accettato la compagnia dello Sposo, deve passare un modo diverso dentro questo nostro tempo che sta cancellando le relazioni, deve passare una modalità nuova di civiltà fondata sulle relazioni da volto a volto. Queste relazioni sono il massimo della profezia nel mondo di oggi. Una volta finito l’incontro di gruppo, oppure finiti gli incontri formativi, ciascuno di voi si ritrova sola, allora come deve vivere questa dinamica? La deve riportare nella dinamica delle relazioni esterne, nella parrocchia, negli altri, nel quartiere. La casa della consacrata è la casa dove c’è una persona che ha le porte aperte e chiunque può bussare perché sa che c’è qualcuno che dice: Vieni, non avere paura, parliamo, stiamo insieme, ci liberiamo dalle parole convenzionali.  Questa nuova modalità di rendere la vostra casa aperta mi fa venire in mente quello che è scritto sul sacro speco di S. Benedetto a Subiaco: “Se cerchi la luce, Benedetto, perché scegli la grotta scura? La grotta non offre la luce desiderata ma nelle tenebre va in cerca della luce raggiante perché solo in una notte fonda brillano le stelle”. La consacrata è colei che ha incontrato la luce, che si è rivestita di questa luce; colei che riesce ad incrociare persone che magari vivono nell’oscurità ma che hanno il desiderio della luce, fino a quando poi la luce non diventerà più un volto cercato nella relazione, ma contemplato nel volto luminoso di Cristo. “Le anime sono tutte custodite gelosamente nel cuore di Dio e resteranno il segreto di Dio fino al giorno in cui tutto verrà alla luce” (Edith Stein). E quel giorno conosceremo la Bellezza.